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sabato 30 ottobre 2010

Assi nella manica e quotidiane rivolte casalinghe.

Non c’è niente da fare: da quando la Susanna mi ha fatto imbufalire con la storia della montagna di camicie da stirare, ovviamente tutte di suo figlio, l’immagine del ferro da stiro e di tutti i suoi significati e sottotesti, m’impedisce di concentrarmi su qualsiasi altra attività.

Quale bambina non ha posseduto un piccolo ferro da stiro giocattolo?
Lo confesso, io piansi addirittura, e urlai a lungo, pur di ottenerne uno da viaggio che stirasse sul serio!
Quel giorno, davanti all’asse da stiro e il ferro in mano, entrai a buon diritto nelle fila delle brave donnine italiche: stirare anche slip e calzini, lavare sempre i piatti e immediatamente dopo i pasti, rompermi la schiena a qualunque costo pur di dichiarare alla fine, sicuramente paga, sudata e ancora in pigiama, fiera di quell’opera faraonica, immersa in un tanfo di candeggina, la mia vittoria sullo sporco e sull’eterno disordine maschile.
Per il mio ventottesimo compleanno, mia suocera –ormai ex- mi regalò un ferro da stiro ultra moderno e costosissimo ma, nonostante la collettiva invidia per il dono e le esplosioni di entusiasmo, io mi sentii offesa ma infine piegai, impugnando ancora una volta, il casalingo scettro.
Quando poi, come la maggior parte delle volte capita, non si è neanche in grado di decidere sul da farsi ma semplicemente perché prese in contropiede e sorprese dagli eventi, eccoci in ginocchio a spazzare via la polvere da sotto il letto di qualche sconosciuto che ci ha fatto giacere, piacevolemente per carità,  in lenzuola cambiate un paio di mesi prima o schiave, alle prese con una pila di piatti incrostati nel lavello della cucina di uno splendido individuo incontrato solo due giorni prima.
E nonostante i buoni propositi!

Lo facciamo così, d’istinto: come cavie da laboratorio abituate a eseguire l’ordine dopo la scossa elettrica e, nel nostro caso,  proprio da quella notte da urlo passata fra le braccia di lui. Un lui che nella nostra mente e nelle conversazioni con le amiche è già il “nostro uomo” del quale dobbiamo prenderci cura insieme alla sua casa, ma che nella realtà,  è uno qualunque che ci ha semplicemente “testate” per una notte e, solo se siamo fortunate, avrebbe desiderio di conoscerci meglio.

Ma questo noi ci ostiniamo a non capirlo e continuiamo a protendere le nostre mani guantate in lattice, come buone samaritane, verso chiunque abbia un suo perché: il solito Signor Qualunque che sparirà magari fra dieci anni o quaranta splendide notti o che durerà di più ma poi chissà.

Lo so, è una lotta continua fra essere servizievoli, docili e accompagnate da un marito fedifrago o egoiste, dominanti e con una buona schiera di amanti, un “fade in fade out” fra un Nicholson bello e maschio che ti sorprende e ti prende sul tavolo pieno di farina, e una "Brendona" qualsiasi dalle tette applicate che seduce e fa perdere la testa al nostro uomo che, da oggi ne siamo informate, desidera anche essere dominato.
Il “nostro uomo”: tutto da riscrivere e tutto da rivedere.

Io non mi dichiaro vinta, non abbandono il campo, ho fiducia e non mi sento ancora sotto scacco: certo il mio cuore sanguina, e non solo il mio.
Inoltre non ho più assi nella manica e neanche da stiro.
E in fondo è proprio dal ferro da stiro che dobbiamo partire, da questo utile elettrodomestico e da tutti i suoi significati, dalla campana di vetro che tutti i giorni lucidiamo intorno a loro, figli, mariti e amanti abituali, dal calore che rilasciamo con il nostro corpo e dalle belle parole che riserviamo solo ed esclusivamente a loro.
Ed è da quel senso di protezione suprema e materna che dobbiamo incominciare a sottrarre, perché è ciò per cui loro ritornano ma che evidentemente, li rende così molli e inclini al vizio e alla mancanza di rispetto per l’amore.
Si può diventare egoiste e dominanti pur avendo impresso a fuoco il marchio della docilità: indignandosi per ciò che accade, è accaduto e sempre accadrà.

Continuiamo a voler tenere in vita un modello di maschio che non esiste più.
Personalmente potrei genuflettermi e passare la vita a stirare camicie abbigliata con un corpetto contenitivo, collarino e cinghie e ci aggiungo anche un paio di tacchi a spillo vertiginosi, se solo incontrassi un uomo per il quale questo estremo sacrificio fosse necessario e soprattutto, profumatamente ripagato.

3 commenti:

  1. un'amore infinito da donare a chi non sa riceverlo...

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  2. Io, maschio, il ferro da stiro - da single - lo utilizzavo in autonomia (nei casi di stretta necessità). Ora che convivo, la mia compagna lo ha messo in cantina...

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  3. anche io ora l'ho messo in cantina. ma di schiave ne conosco a centinaia. Grazie per la testimonianza "Anonimo" e per essere passato di qua.

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