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venerdì 21 ottobre 2011

Teresa e la compassione

Lei certe cose non le può proprio guardare, è come una bambina cui solo una stilla di sangue fa impallidire.
Anche la maionese ha fatto impazzire, e quelle foto sui giornali, e sulla rete, ritiene siano troppo violente, considerando che non solo occhi maturi potranno vederle.
Certo che non è solo il sangue che crea orrore: è un uomo che domanda urlando una pietà che gli sarà negata, che le fa sanguinare il cuore!



-Ha compiuto crimini di guerra lo so, è un farabutto, ma qualcuno guardandolo urlare, ha deciso comunque di sparare.
Mi auguro soltanto che la mano armata non sia quella del ragazzino ritratto sui nostri quotidiani, anche se non cambia molto, anche se comprendo che a essere oppressi, si diventa tutti animali.
All’orrore della dittatura si unisce quello della vendetta, che non è giustizia divina, non è giustizia perfetta.
Oggi esistono organismi super partes preposti a giudicare, non è più tempo d’impiccagioni in piazza, di lapidazioni, oggi esistono tribunali internazionali a infligger loro le giuste punizioni!

Questo non è un telefilm, non è un morto ammazzato per finta, è un essere vivente che riceve un colpo di pistola alla tempia.
Ha compiuto crimini di ogni sorta, lo sappiamo tutti, ma gli effetti di una scena così, nell’animo dei più puri son proprio brutti.
Non si può gioire mai della morte di qualcuno, soprattutto oggi che ci diciamo così civili, oggi che facciamo di tutto per tutelare i nostri bambini.


Lasciamo perdere le considerazioni sui capi di stato, il nostro soprattutto che è un campione indiscusso nel cambiar “partito”.
Ieri lo accoglie con le guardie a cavallo per la festa a Piazza di Siena, oggi si volta dall’altra parte per non commentare la scena.
A me interessa la gente comune, quella che deve guardar scorrere sul monitor, immagini di una morte, comunque sia troppo crudele.
Sono i messaggi degli imbecilli che gioiscono per la sua violenta sconfitta che mi procurano al petto una preoccupante fitta.

Ma siamo diventati così freddi e attenti solo alla la nostra sorte, che purché non sia quella che ci riguarda, va bene qualsiasi altra morte.
Ci passiamo sopra indifferenti perché così occupati a badare agli affari nostri che non c’importa più nulla delle altre sorti.
La compassione è l’ultimo dei nostri problemi, la compassione produce solo danni, è quell’atto d’amore per chi non conosciamo e che da troppo tempo ormai non pratichiamo.

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