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martedì 1 novembre 2011

Teresa e la festa di Ognissanti

Sapevo che l’avrei trovata in piedi già dall’alba a darsi da fare tra bersaglieri, ossa e pan dei morti.
Di secondo cucinerà del pollo, come da paterna tradizione mentre stasera lascerà la tavola imbandita, in caso qualcuno di quelli che hanno sperimentato prima di lei la dipartita, decida di fermarsi qui a mangiare e di restar con lei fino a Natale.
Ha decorato tutta la casa con zucche di vino ripiene, e ovunque risplendono candele.

-Oggi ci sei solo tu!, immagino non ti dispiaccia, star qui con me a consumare la festa!
Per caso avevi altri programmi?
Pensavo che per commemorare questo giorno, potremmo raccontarci di quelli che ci siam levate di torno, dei maschi che nel nostro cuore sono morti, di quelli che ci hanno inflitto la lunga serie di amari torti-.
E volteggia, oggi vestita di nero, per mettere a posto ancora qualche cero.

-O perché no?, potremmo raccontarci dei signori che della morte hanno paura, di quelli che a parlar di cimiteri si toccano in certi punti e fanno volgari riti propiziatori, come se la morte non fosse un fatto naturale, come se si potesse in qualche modo fermare, o magari pagando, anche rimandare-.

-Ah, sì, questo è certo.
Noi per forma mentis e per struttura, moriamo dentro ogni mese e rinasciamo assieme alla luna.
Questa è la nostra fortuna, questo che ci rende più vitali e tolleranti e non sempre così strutturate e pesanti.
Ne conosco alcuni che ancora son legati a delusioni infantili, a stupidi errori e inciampi, che ancora dopo anni pensano a una certa fidanzatina, quella che in campeggio più di trent’anni fa li fece soffrire mancando a un appuntamento, lasciandoli da soli nella notte stellata senza avvisarli e nemmeno inventare una scusa-.

- In questo siamo assai distanti! E i paurosi son proprio tanti!-

-Sai invece io di cosa ho un sacro terrore? Cosa mi fa una paura matta?
Che dopo la mia morte la mia pagina Feisbùc rimanga aperta.
Che qualcuno mi venga a chieder l’amicizia e a salutare senza sapere che me ne son dovuta andare.
Mi fa orrore l’idea che la mia anima rimanga in qualche modo attaccata a questi pixel, che continui a navigare in cerca di un modo qualunque per uscire da questa vacua esistenza virtuale-

- A questo urge una soluzione- urla Teresa abbracciandomi con umana compassione.
- Se anche il tuo uomo si rifiuta di parlarne sono io per te l’unica soluzione!-


-Tu sei furba cara Terry, sei la mia più bella creatura!
Tu vuoi le password per scappare da questo Blog e dalla mia tutela, per andare in cerca di emozioni forti, e proprio il giorno della festa dei morti.
Dai fai presto, accendi le candele e andiamo a far due passi sul fiume, preghiamo per chi non c’è più e per chi continua a soffrire, stiamo un po’ così con lo sguardo al cielo e riflettiamo sul fatto che il solo senso della vita sta in questo universale mistero-.

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